I MUSEI CIVICI DI VERONA – GALLERIA D’ARTE MODERNA ACHILLE FORTI E
ARTVERONA
presentano
Mario Merz. Il numero è un animale vivente
11 OTTOBRE 2024 – 30 MARZO 2025
a cura di Patrizia Nuzzo e Stefano Raimondi
La collaborazione tra Musei Civici di Verona – Galleria d’Arte Moderna Achille Forti e ArtVerona con il format Habitat, dedicato agli ambienti artistici immersivi, prosegue con un nuovo progetto espositivo dedicato ai lavori di un altro grande artista: Mario Merz (1925-2003).
Dopo il successo riscosso nella prima edizione, che ha visto la presenza di Giulio Paolini, Palazzo della Ragione ospita le opere di una figura cardine dell’Arte Povera nota a livello internazionale, che ha fatto della compenetrazione tra opera e ambiente il fulcro della propria ricerca.
In vista del centenario della sua nascita, che ricorre nel 2025, tre sono gli appuntamenti dedicati all’artista che si dipanano tra Spoleto (Se la forma scompare la sua radice è eterna, 15 giugno – 6 ottobre 2024, Rocca Albornoz), Torino (Mario Merz. Qualcosa che toglie il peso, 8 luglio – 6 ottobre 2024, Fondazione Merz) e Verona (Mario Merz. Il numero è un animale vivente, 11 ottobre 2024 – 30 marzo 2025, Galleria d’Arte Moderna Achille Forti).
Il percorso espositivo della rassegna veronese – concepito dai curatori Patrizia Nuzzo, Responsabile delle Collezioni d’Arte Moderna e Contemporanea della GAM, e Stefano Raimondi, Direttore artistico di ArtVerona, con prestiti provenienti dalla Fondazione Merz – si concentra sugli elementi archetipici che costantemente ritornano nella produzione dell’artista. L’universo di Mario Merz si fonda su una concezione di ciclicità fortemente riflessa nel carattere formale dei suoi lavori, che si pongono come elementi di un paesaggio costellato di forme circolari a partire dalla cupola dell’igloo, elemento iconico della sua produzione. Una sua versione “aperta” dal titolo Le case girano intorno a noi o noi giriamo intorno alle case?, allestita presso la Galleria d’Arte Moderna, «raccoglie i concetti più emblematici della poetica dell’artista su cui costantemente torna a riflettere introducendo, di volta in volta, nuovi processi di senso: la circolarità del tempo, l’essenzialità della forma, la tensione tra gli elementi, il rapporto dialettico con lo spazio».
Mario Merz, Le case girano intorno a noi o noi giriamo intorno alle case?, 1999, strutture metalliche, collages su folex, pietre, neon. Collezione Merz, foto © Giuseppe Marinelli / Giovanni Peretti. Copyright © MARIO MERZ, by SIAE 2024
Grazie a questo lavoro l’Habitat è declinato nella sua accezione più intima e profonda di spazio dell’abitare: la forma semisferica e aperta dell’igloo evidenzia la reciproca invasione tra opera e ambiente, tra dimensione interna ed esterna, individuale e collettiva, e riporta a uno stadio primordiale della civiltà umana in cui la dicotomia tra natura e cultura si fa labile e porosa. L’igloo è «elemento vivo, energetico, capace di proliferare e aprirsi a dialoghi transdisciplinari, di creare un dialogo continuo con l’evolversi del tempo e dell’arte»; esso rappresenta «una dimensione metamorfica», un «luogo geometrico in cui si verifica una trasformazione, ideale o concreta».
L’opera Le case girano intorno a noi o noi giriamo intorno alle case? è attraversata “fisicamente” da scure ed enigmatiche sagome di animali preistorici che, come improvvise apparizioni provenienti da una lontana era geologica, si fanno emblema di un registro formale che attinge a un immaginario remoto e ancestrale: la riflessione di Merz intorno alla natura ciclica delle cose, infatti, interessa non solo lo spazio ma anche e soprattutto il tempo.
Attorno a questo habitat di Palazzo della Ragione si dispongono importanti lavori grafici e pittorici che tracciano l’alfabeto artistico di Merz quale autore «colto e consapevole che l’arte nasce all’interno dell’universo delle forme dell’arte e non dal mondo, ma del mondo egli vuole fare parte, vuole “esserci” con la forza della creazione, la vertigine dell’immaginazione e la libertà dell’espressione».
Lo spazio immaginifico di Merz è abitato non solo da animali, ma anche da numeri, che all’interno dell’ordine del reale declinano l’impulso della riproduzione e lo sviluppo delle forme naturali. Da qui, la scelta del titolo della rassegna Il numero è un animale vivente – tratto da uno scritto di Mario Merz pubblicato in Voglio fare subito un libro (1985-1986) –, che sottolinea la relazione concettuale tra idea e materia, tra astratto e concreto, tra inorganico e organico.
La mostra è accompagnata da un catalogo per i tipi di Manfredi Edizioni con contributi critici dei curatori, Patrizia Nuzzo e Stefano Raimondi, e dello storico dell’arte e saggista, Direttore dei Musei Nazionali di Perugia e della Direzione Regionale Musei dell’Umbria, Costantino D’Orazio. Un puntuale regesto storico-critico, a cura di Milena Cordioli, ripercorre la ricca vicenda espositiva di Merz attraverso le tre tematiche della rassegna: «la creazione di un habitat in cui lo spazio viene agito, talvolta compromesso, e sempre occupato, dalla forma; l’uso di elementi artificiali e industriali che convivono con quelli naturali [...]; la ricerca costante di un ordine matematico all’interno del caos».
Mario Merz, Bicchiere trapassato, 1967, bicchiere e neon su tavolo in ferro e vetro. Collezione Merz, Torino, foto © Giuseppe Marinelli / Giovanni Peretti. Copyright © MARIO MERZ, by SIAE 2024
Mario Merz
La natura è l’equilibrio della spirale, 1976, tecnica mista su tela
Senza Titolo, 2002, giornali, vetro neon, misure ambiente Collezione Merz, Torino
foto © Giuseppe Marinelli / Giovanni Peretti
Copyright © MARIO MERZ, by SIAE 2024
Il progetto Mario Merz. Il numero è un animale vivente, attraverso cui la GAM riconferma la continuità della propria mission di approfondire un artista storico di rilevanza internazionale, costituisce un’occasione unica per ammirare i lavori iconici di Mario Merz in un allestimento inedito che non si limita a dialogare con l’ambiente, ma fa di esso uno spazio immaginifico, dal quale ogni forma si espande e prolifera come parte di un misterioso processo in perpetua trasformazione.
Habitat, nato da un’idea di Stefano Raimondi, e che negli anni ha indagato la ricerca di figure come Marina Apollonio, Gianni Colombo, Luciano Fabro, Ugo La Pietra, Fabio Mauri, Marinella Pirelli e Nanda Vigo, fa parte di un programma culturale che da sempre arricchisce la proposta di ArtVerona. Il progetto approfondisce la ricerca che matura in Italia con Lucio Fontana a partire dalla fine degli anni Quaranta e fiorisce in modo definitivo negli anni Sessanta, sviluppandosi poi con traiettorie diverse e originali. Sono opere che non devono essere semplicemente viste ma vissute, ambienti che vanno abitati, habitat, in cui l’opera è lo spazio stesso che viene creato e plasmato dall’artista.
Le citazioni provengono dal catalogo della mostra Mario Merz. Il numero è un animale vivente, a cura di Patrizia Nuzzo e Stefano Raimondi, Manfredi Edizioni, collana Arte, Imola 2024.
Mario Merz, 1994, Amsterdam, Stedelijk, per 'Couplet 2', ph. Martijn van Nieuwenhuyzen
Mario Merz nasce a Milano il 1° Gennaio 1925 ma con la famiglia, di origine svizzera, si trasferisce presto a Torino, dove nel 1954 inaugura la sua prima mostra personale presso la Galleria La Bussola presentando dipinti di taglio espressionista. Dagli anni Sessanta la sua ricerca inizia a prendere gradualmente le distanze dalla bidimensionalità dei lavori a parete e si avvia verso una sperimentazione che ingloba nella tela elementi organici. Intorno al 1968 approda alla forma dell’igloo, che diventerà elemento iconico della sua opera, di cui negli anni realizzerà diverse versioni servendosi di una vasta quantità di materiali che andranno dall’argilla, al vetro, ai neon. A partire dal 1970 la sua attenzione ricade sulla sequenza numerica di Fibonacci, nella quale riconosce un sistema progressivo in grado di rappresentare i processi di crescita del mondo naturale. Da questo momento le cifre della serie di Fibonacci, realizzate in neon, verranno inserite in gran parte dei suoi lavori, a suggerire il continuo e dinamico scambio tra mondo organico e inorganico che anima la sua poetica.
Nel corso della sua lunga carriera espone le sue opere in mostre personali e collettive presso prestigiose istituzioni museali italiane e internazionali quali Palazzo delle Esposizioni di San Marino (1983), Kunsthaus di Zurigo (1985), Guggenheim di New York (1989), Museo Pecci a Prato (1990), Stedelijk Museum di Amsterdam (1994), Fundaçâo de Serralves di Porto (1999) e Fundación Proa di Buenos Aires (2002).
Tra le più significative onorificenze conferitegli, vi sono la Laurea Honoris Causa dal Dams di Bologna (2001) e il Praemium Imperiale dalla Japan Art Association (2003). A seguito della sua scomparsa, avvenuta nel 2003, oltre ai progetti curati dalla Fondazione Merz, diverse iniziative espositive sono state dedicate ai suoi lavori dai maggiori istituti di cultura internazionali, tra le quali si annoverano la monografica Disegni, al Kunstmuseum di Winterthur (2007); Città Irreale, alle Gallerie dell’Accademia di Venezia (2015); Numbers are prehistoric, al Museum of Cycladic Art di Atene (2015); Igloos, con oltre trenta igloo ospitati dal Pirelli Hangar Bicocca di Milano (2018); l'ampia antologica El tiempo es mudo al Reina Sofía di Madrid (2019); e un allestimento a lungo termine alla Dia Art Foundation di New York (2020-2023).
Nel 2021 la Fondazione Merz ospita una doppia personale dal titolo La punta di matita può eseguire un sorpasso di coscienza con varie opere inedite di Marisa e Mario Merz in un allestimento curato da Mariano Boggia, e nel 2024, nell’ambito del progetto ZACentrale, la Fondazione presenta la personale My Home’s Wind.
Presso la Rocca Albornoz di Spoleto si è tenuta l’esposizione Se la forma scompare la sua radice è eterna (15 giugno – 6 ottobre 2024), inserita nell’iniziativa La sottile linea d’Umbria promossa dalla Galleria Nazionale dell’Umbria. Dall’11 ottobre 2024 Musei Civici – Galleria d’Arte Moderna Achille Forti e Veronafiere con ArtVerona organizzano la mostra Mario Merz. Il numero è un animale vivente.
NOTA IMPORTANTE
Mario Merz è un artista tutelato SIAE: per l’uso delle immagini delle opere fornite dagli Uffici Stampa della mostra il pagamento dei diritti è stato già riconosciuto alla SIAE per articoli di cronaca, mentre per ogni approfondimento nel quale si volessero riprodurre più immagini di opere dell’artista, l’utilizzatore delle immagini dovrà richiedere l’autorizzazione alla SIAE e pagare i diritti di riproduzione.