A Palazzo Maffei a Verona, arte e intelligenza artificiale s'incontrano nell'opera generativa digitale e interattiva BORDERLAND di Manuel Gardina, a cura di Serena Tabacchi
La collezione del museo e la città scaligera proiettati in un contesto pionieristico internazionale, volto all'integrazione tra arte e tecnologia. Una grande “tela” digitale ideata appositamente per il Museo veronese. Paesaggi, iconografie e ritratti di alcuni capolavori della collezione si fondono, generando scenari senza precedenti grazie all’apprendimento degli stimoli che Manuel Gardina fornisce all’intelligenza artificiale e grazie allo spettatore che, interagendo, diventa co-autore dell’opera stessa in tempo reale. “Borderland” esplora la sottile frontiera tra il reale e il virtuale, tra l’umano e il digitale, creando un limbo di possibilità infinite.
Verona, Palazzo Maffei dall’11 ottobre 2024 / Apertura straordinaria del Museo al pubblico il 10 ottobre dalle 18.00 alle 20.30 con riduzione* /
Il labile confine che segna l’incontro tra digitale e reale, che esplora la complessità di esistenze parallele e intersezioni tra differenti realtà: “Borderland”, transitorietà e multi dimensione della bellezza data dalla trasformazione e metamorfosi di diversi elementi, laddove la materia digitale è usata sia come mezzo di incontro fisico che come metafora.
A Palazzo Maffei, a Verona, una nuova opera site specific entra nel percorso museale e connette i visitatori, che attraversano secoli di storia dell’arte grazie alle opere della collezione Carlon, alla creatività più attuale, alla sperimentazione artistica odierna. Arte e Intelligenza artificiale s’incontrano nel museo di Piazza delle Erbe nell’opera realizzata appositamente da Manuel Gardina (Brescia, 1990) proiettando la collezione e la città scaligera in un contesto pionieristico internazionale, volto all’integrazione tra arte e tecnologia. “Borderland” è un’opera generativa digitale realizzata in collaborazione con l’intelligenza artificiale; dinamica e interattiva al tempo stesso, in essa il visitatore potrà riconoscere volti e paesaggi di alcuni dei capolavori presenti nella collezione museale – Picasso, Boldini, Magritte, Hokusai, Wan Vittel, Brentana ed altri - rielaborati attraverso algoritmi generativi, con l’intento di provocare una riflessione sulla visione che un’intelligenza artificiale produce nei confronti di tali opere, creando un ponte, grazie alla natura immersiva del digitale, tra l’arte del passato e il pubblico di oggi.
credits Manuel Gardina
Fortemente voluta dal collezionista e fondatore di Palazzo Maffei Luigi Carlon - da sempre attento alle avanguardie e alle nuove espressioni artistiche e sensibile al sostegno dei giovani - la grande “tela” digitale, ideata in un continuo scambio tra l’artista e la curatrice Serena Tabacchi, è forse la prima nel suo genere ad essere acquisita ed esposta all’interno di un museo.
Avvicinandosi allo schermo, l’opera percepisce il nostro movimento, trasformandolo in una pennellata digitale. I soggetti scelti nella collezione si susseguono e si fondono tra loro, creando una stratificazione di apprendimento per l’intelligenza artificiale, per cui “Borderland” è concepita per evolvere costantemente, restituendo una versione ogni volta irripetibile della realtà, in dialogo con chi la osserva. Paesaggi, iconografie e ritratti si fondono, generando scenari senza precedenti in cui lo spettatore non è solo osservatore ma diventa co-autore dell’opera stessa e in tempo reale.
“La mente artificiale della macchina è da considerarsi come la mente di un bambino, una tabula rasa che assorbe e rielabora la realtà attraverso la propria visione, univoca e in costante evoluzione. Una stratificazione di informazioni che, ad ogni input programmato dall’artista, restituisce una prospettiva alternativa.” spiega Serena Tabacchi curatrice d’arte contemporanea e digitale presso importanti musei e istituzioni italiani ed esteri e fondatrice del MoCDA, Museum of Contemporary Digital Art, museo d’arte nativa digitale che si manifesta sia online che in mostre itineranti a livello internazionale. “Non si tratta dunque – continua la curatrice - di intelligenza per sé, ma di collaborazione tra le parti in un gioco di ruoli in cui l’artista dialoga con questa dirompente e ignota macchina calcolatrice che non dorme mai. Ad ogni immagine scelta dall’artista, la macchina risponde con una sua personale lettura, frutto di un apprendimento costante che risponde a uno stimolo fornito dall’esterno. A consolidare infine la conoscenza della macchina si aggiunge la variabile del movimento prodotto dal gesto dello spettatore”.
“Il lavoro di Gardina – commenta Vanessa Carlon direttrice di Palazzo Maffei - oscilla costantemente tra la tangibilità del reale e l’astrazione del digitale, interrogando le potenzialità e le sfide di questo dialogo in continua evoluzione: un tema con cui ci relazioniamo oggi costantemente in tutti gli ambiti della nostra vita, attenti a capire quale sia il limite, il confine; desiderosi di allargare il nostro orizzonte e le nostre potenzialità, senza perderci”.
Palazzo Maffei, con la sua collezione eclettica, con le tante iniziative culturali, le sperimentazioni e i dialoghi tra le arti proposti fin dalla sua apertura, a presidio della riflessione culturale, non poteva esimersi dall’affrontare quest’affascinante tema e porsi delle domande. Manuel Gardina sembra rispondere: mettendo al centro della sua composizione la figura umana, come a voler simboleggiare la necessità di una coscienza, pronta ad attivare quella natura sintetica che sta crescendo e diventando autonoma.
Manuel Gardina è un artista multidisciplinare nato a Brescia nel 1990. Dopo essersi formato all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, ha inizialmente concentrato i suoi studi sulla scultura, per poi approfondire i nuovi media e l’animazione digitale presso la Middlesex University di Londra. In Inghilterra, Gardina ha continuato la sua ricerca artistica collaborando con istituzioni come l’HQ Immersive Lab, il CG Forge e la Houdini School, affinando le sue capacità nel combinare le tecniche tradizionali delle arti visive con le nuove tecnologie, incluse la programmazione e gli effetti speciali. Le sue opere spaziano tra pezzi bidimensionali, sculture e video, esplorando il tema dell’ibridazione e della trasformazione della natura attraverso la sintesi digitale e sono state esposte in Italia (Brescia e Milano), a New York e a Londra.
Serena Tabacchi è curatrice d’arte contemporanea e digitale con un particolare interesse per le nuove tecnologie e la loro integrazione con l’arte. Si forma tra Roma e Londra conseguendo studi in regia teatrale e drammaturgia per il teatro presso la Royal Academy of Dramatic Arts e in management e leadership presso la City University di Londra. Lavora per TATE Modern e fonda il MoCDA, Museum of Contemporary Digital Art, un museo d’arte nativa digitale che si manifesta sia online che in mostre itineranti a livello internazionale. In Italia cura mostre d’arte digitale presso Palazzo Strozzi (Let’s Get Digital), Palazzo Cipolla (Ipotesi Metaverso), MAXXI L’Aquila (Performative.01 Phygital), OGR Torino (The Foundry), Museo della Permanente (DART 2121). Lavora regolarmente con gallerie d’arte contemporanea e case d’asta. Cura la programmazione della galleria Rifugio Digitale ed è direttore artistico del magazine The Bunker edito da Forma Edizioni. Collabora con brand di moda e del lusso come curatrice di contenuti artistici digitali. Cura il catalogo d’arte digitale per Cinello Unlimited.
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*il 10 ottobre dalle 18.00 alle 20.30 ingresso ridotto per tutti a 8 euro